È stato l’argomento musicale più chiacchierato degli ultimi mesi, tra incredulità, rabbia, sconcerto e curiosità.
Fatto sta che il licenziamento (o l’abbandono, non sono ancora chiare le dinamiche) dello storico frontman degli AC/DC Brian Johnson, affetto da gravi problemi di udito, e il successivo ingaggio di Axl Rose, storica voce dei redivivi Guns & Roses, ha creato uno scossone nel mondo del rock.
Se è vero com’è vero che sono ormai tanti (troppi) anni che non si vedono comparire sulla scena gruppi rock degni di questo nome, è altrettanto vero che questa ‘novità’ improvvisa e inaspettata ha creato intorno alle ultime date del tour ‘Rock or Bust’ una curiosità che con il buon vecchio Brian mancava.
Leggendo in Internet le varie reazioni alla spiazzante notizia, ho visto che i fan si dividevano in due gruppi:
1) gli inorriditi/disfattisti, quelli cioè secondo cui il connubio Axl/DC era una bestemmia e Angus Young avrebbe fatto meglio ad appendere la chitarra al chiodo per non rendersi ridicolo;
2) i dubbiosi/speranzosi, quelli secondo cui, nonostante la scelta bizzarra e non proprio ‘politically correct’ nei confronti di Brian Johnson, era giusto dare almeno una possibilità ad Axl Rose, riservandosi poi il sacrosanto diritto di demolirlo a cose fatte.
In mezzo a tutto questo terremoto mi ci sono ritrovata io (mio malgrado): sono ormai tre mesi che sono a New York e ieri sera era in programma un concerto della ‘strana coppia’ Rose/Young al Madison Square Garden.
Da qui il dilemma che mi ha accompagnata per due mesi e mezzo buoni: andare o non andare?
Le considerazioni sono state tante tra cui due, in particolare:
1) Se uno decide di andare a vedere il concerto di un gruppo, si aspetta di vedere QUEL gruppo, se non al completo almeno in formazione originale per 2/3.
Axl Rose NON è gli AC/DC (per quanto io sia una grandissima fan dei Guns & Roses con cui sono cresciuta) e rimpiazzare un frontman del calibro di Brian Johnson (che a sua volta era già un rimpiazzo del mai troppo compianto Bon Scott) pareva un’impresa davvero titanica.
2) Avevo visto gli AC/DC a Glasgow l’anno scorso e, a parte la loro straordinaria e indiscutibile bravura musicale, la performance in sé non mi aveva entusiasmata.
Brian Johnson sembrava l’ombra di sé stesso, stanco, affaticato e fiacco e diciamo che anche un leone come Angus ne aveva risentito (e non venite a dirmi che sono anziani perché settimana scorsa Bruce Springsteen ha regalato al pubblico di Philadelphia 4 ore di concerto senza pausa. Io, 35 anni, ne sono uscita distrutta e sui gomiti. Lui, 66 anni, ne avrebbe fatte altre 4).
Quindi, che fare?
Rischiare o evitare?
Alla fine, dopo mille dubbi, mi sono decisa e ho preso il biglietto.
Ho pensato che sarebbe stata una delle ultime occasioni che avrei avuto per vedere Angus Young dal vivo, visto che tutto l’entourage degli AC/DC continua a ripetere che queste saranno le ultime date live del gruppo che sta ‘salutando per sempre i propri fans’.
E allora via, o la và o la spacca.
Il risultato di questa mia scommessa musicale è stata (udite udite) una delle migliori performance rock a cui abbia assistito negli ultimi anni.
Axl Rose è un gigante (sì, lo so anche la stazza aiuta): voce pulita e mai una sbavatura, estensione vocale incredibile che si sposa perfettamente con il suono ruvido e graffiante degli AC/DC che rispetto al concerto di Glasgow sembrano vivere una seconda giovinezza.
Tenuta del palco perfetta, ma senza strafare: fa il suo dovere (e lo fa davvero bene), incita il pubblico e si aggira per il palco con grande tenuta scenica, ma lascia interamente il gioco in mano al drago sempieterno Angus Young, vero mattatore della serata, un ragazzino che saltella e si scatena regalando riff e assoli di chitarra che avrebbero fatto cadere le dita a chiunque altro.
Axl è suo agio con il sound degli AC/DC, sembra far parte della band da sempre ma sa anche che non è così e quindi fá, ma non strafá; si fa sentire (eccome!), ma non invade la scena; c’è ma non comanda.
E i fan in delirio apprezzano. Applaudono e urlano e cantano e si scatenano. E finalmente dimenticano le critiche, forse troppo dure e premature, che gli avevano riservato. (Anche quelle ad Angus Young che, in fondo, ha dimostrato di aver azzeccato in pieno la scelta. L’esperienza non è acqua!)
Non so di preciso cosa ne sarà di questa collaborazione improvvisata, nessuno sembra avere le idee chiare in merito: forse si concluderà con il tour, forse continuerà o forse tornerà Brian Johnson. Chi lo sa.
Nel frattempo, però…. ROCK ON AC/DC, COSÌ SI FA!